Dana il tuo 5X1000 alla coop. Pio La Torre - Libera Terra

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mercoledì 24 novembre 2010

Dialogo con i protagonisti del nostro tempo

Intervista a Domenico Fiore
A cura di Paola Vinciguerra


Incontro Domenico a Corleone, dove gestisce per la Cooperativa Pio la Torre-Libera Terra l’agriturismo Terre di Corleone.
Situato nel cuore della Sicilia, si tratta di un posto veramente speciale, di una bellezza commovente: immerso in una vallata verde brillante, praticamente disabitata, Riserva Naturale Orientata, attraversata da un torrente che precipita in una cascata spettacolare, le Gole del Drago, dalle forme che l’acqua gli ha impresso. Un territorio carico di storia, ad un passo dal bosco della Ficuzza, ricco di sentieri per spettacolari passeggiate e meta nell’ottocento di memorabili battute di caccia da parte di re Ferdinando III di Borbone che vi costruì la sua Casina di Caccia. Ma è la storia recente quella che ci colpisce di più. Le terre di quest’area furono oggetto di aspre battaglie e occupazioni da parte dei contadini alla fine degli anni 40 e fu proprio nel bosco della Ficuzza che il sindacalista Placido Rizzotto, loro rappresentante, venne ucciso dalla mafia. Ma non basta.
I casolari dell’agriturismo sono appartenuti a Toto Riina, il capo dei capi di Cosa Nostra, sequestrati e rifunzionalizzati grazie alla legge Pio La Torre e all’attività di “Libera”.
È schivo Domenico, 29 anni, ha il riserbo ma anche la determinazione e la concretezza tipiche di un ragazzo cresciuto nella provincia siciliana.
L’agriturismo é costituito da cinque ettari di terreno, un ristorante con 90 coperti, uno spazio riservato alla vendita dei prodotti aziendali e una parte destinata ad alloggi. La cooperativa – che assieme alla coop. Placido Rizzotto (vino Centopassi) e alla coop. Terre di Puglia (vino, passato di pomodoro, olio, carciofi) costituisce la Società Consortile Libera Terra Mediterraneo - gestisce anche 140 ettari di terreno che producono vino, lenticchie, ceci, pasta e 100 arnie per la produzione del miele.

Raccontaci come è nata la tua esperienza.
Sono nato e cresciuto a San Giuseppe Jato, paese tristemente noto per aver dato i natali a Giovanni Brusca, esecutore della strage di Capaci in cui morirono Falcone e la sua scorta. È ovvio che qui la mafia si annusa nell’aria, in un piccolo paese ci si conosce tutti. Il mio coinvolgimento nella cooperativa, di cui sono socio fondatore, è nato quasi per caso. Con la qualifica di cuoco ho partecipato alle selezioni per la costituzione della cooperativa Pio la Torre–Libera Terra semplicemente perché avevo bisogno di un lavoro. Con mia grande sorpresa, nonostante non avessi alcuna raccomandazione, sono stato tra i vincitori del bando.

Che significato ha per te questa cooperativa?
Per me lavorare qui significa avere la possibilità di creare un futuro onesto per la mia famiglia senza dover abbandonare la terra in cui sono nato. Mi piace ricordare una frase di Carlo Alberto dalla Chiesa: “lo Stato dia per diritto ciò che la mafia da per favore”. L’agriturismo, realizzato attraverso il recupero di due casolari confiscati al boss Totò Riina, ha un forte valore simbolico. È con esempi come questo che si cambia la cultura e la mentalità mafiosa. Abbiamo deciso di chiamarlo “terre di Corleone” per dimostrare che Corleone non è solo meta del cosiddetto “mafia tour” ma è anche protagonista di iniziative contro la mafia. Noi giovani vogliamo riscattare il nome di queste terre.

Quali sono le esperienze più significative di questi anni?
Sono tante e indimenticabili. Ricordo la visita del figlio di Pio La Torre, tornato dopo 25 anni a Corleone, la sua commozione, la sua gioia nel vedere l’agriturismo frutto dell’intuizione del padre, della voglia di cambiare di questa terra. L’incontro con gli anziani sopravvissuti alla strage di Portella della Ginestra, “avete realizzato con le cooperative quello che noi non siamo riusciti a fare con l’occupazione delle terre”. E poi il rapporto con Don Ciotti, il coinvolgimento dei Nomadi, la visita a sorpresa di Luciano Ligabue, il mio cantante preferito, che ha dedicato due concerti alla raccolta di fondi per la cooperativa e che ci ha voluti sul palco!! Correggio, la sua città, ci ha aiutato tantissimo, e poi il sindaco, i comuni vicini, i semplici cittadini, la sottoscrizione da parte degli operai della fabbrica Landini di Fabbrico per il primo trattore e subito dopo per un altro veicolo agricolo. Una solidarietà e un calore umano che mi hanno toccato nel profondo, che non scorderò mai.

fonte: fiba CISL rivista trimestrale Aprile/Giugno 2010

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